Si è tanto parlato di "libero arbitrio", ma quanto è "libero" il nostro arbitrio?
Cosa è in realtà il "libero arbitrio"?
Una idea precisa mi è venuta cercando di capire la natura "probabilistica" della realtà.
Facciamo un esempio.
Se dovessimo percorrere l'autostrada da Roma a Bologna, probabilmente faremmo almeno una sosta per fare rifornimento lungo il percorso.
Supponiamo che la macchina parta con tanta benzina nel serbatoio da avere una autonomia stimata di circa 400 Km. A quale stazione di servizio ci si fermerà?
Probabilmente verso Firenze si deciderà di fare nuovamente rifornimento, ma ci si potrebbe fermare (prudentemente) anche solo dopo aver percorso 100Km, oppure azzardare ed arrivare fino a Bologna, abbreviando i tempi di percorrenza facendo tutta una "tirata"... Si possiede il "libero arbitrio" per fermarsi prima (o dopo) di quello che "probabilisticamente" penseremmo si sarebbe portati a fare. Sì, si possiede questa "libertà", ma probabilmente non la si userà, e si sceglierà una delle stazioni che probabilisticamente saranno più "condizionanti"...
Così se ci aggrediscono potremmo decidere di reagire oppure no (libero arbitrio) ma probabilmente la nostra libertà è limitata dalla probabilità: probabilmente reagiremmo in qualche modo, chi più chi meno.
In altre situazioni possiamo reagire ad un evento esterno (o ad uno o più pensieri generati nella nostra stessa mente) con delle emozioni, con delle reazioni piuttosto che con altre.
Quindi possiamo dire che come minimo il nostro "libero arbitrio" è condizionato dalla probabilità. Ma cosa condiziona questa "probabilità"?
Questa "cosa" che limita il nostro libero arbitrio, rendendolo così meno libero, cosa è?
Può essere sicuramente rappresentata dalle condizioni esterne in cui ci troviamo, dalle altre persone con il loro comportamento, dalla realtà dei fatti intorno a noi, ma anche, e sicuramente in modo molto forte, dalla nostra formazione, dalla nostra educazione, dalla nostra cultura, dai valori che abbiamo ricevuto, dalle emozioni del momento e dalle condizioni interne in cui ci troviamo.
La "buona notizia" è però che la nostra libertà sottostante in genere è sempre molto presente (anche se fortemente condizionata), ed in molti casi possiamo decidere, con una "intenzione" mentale esplicita, di riappropriarcene, ed agire "fuori dai nostri schemi mentali e comportamentali probabilistici".
Ecco che il concetto di libero arbitrio può coesistere con la realtà che invece ci porta ad agire sempre in base al nostro carattere ed a schemi mentali ricorrenti.
Se e quando questo carattere e questi schemi ci consentono risultati “utili” ai nostri scopi, alla nostra sopravvivenza ed alla nostra idea di “positivo” non ci sono azioni correttive da applicare, ma quando questi schemi ci creano problemi, allora dobbiamo esercitare attivamente il nostro libero arbitrio, per agire al di fuori del vincolo di questo condizionamento, e contemporaneamente riuscire a cambiare la “funzione di probabilità” condizionante.
Tra gli elementi che creano vincoli al nostro libero arbitrio, ovvero che condizionano fortemente ciò che probabilmente faremo, diremo, penseremo, sono i "ruoli" che impersoniamo o in cui abbiamo scelto o siamo costretti a vivere: padre, figlio, impiegato, operaio, intellettuale, manager, religioso, di uno schieramento politico, etc.
Ma anche l'opinione che abbiamo di noi: furbo, onesto, timido, bello, brutto, simpatico, pauroso, etc.
Per ognuno di questi ruoli esistono stereotipi, comportamenti sociali "attesi" (da noi stessi oltre che dagli altri), abbigliamento, modi di esprimersi e di pensare, che nella realtà condizionano la probabilità che in un dato momento decidiamo di agire o ragionare secondo una libera scelta anziché secondo ciò che statisticamente sarà il comportamento più probabile in una data situazione.
Ed ecco che in molte situazioni il solo essere consapevoli di ciò che accade nella nostra mente, ci consente di esercitare una scelta, di cambiare il flusso dei nostri pensieri, e da lì modificare non solo le nostre azioni successive, ma addirittura le emozioni che si generano.
Le emozioni vengono infatti generate dai pensieri, frutto del lavoro della nostra mente, e le emozioni condizionano il nostro agire ed il nostro sentire.
Avere il controllo sulla propria mente consente dunque non solo di agire in modo differente, ma addirittura di cambiare radicalmente le emozioni che ci prendono in una data situazione, e di vivere quella situazione in modo completamente diverso: le azioni che conseguiranno ed i pensieri successivi subiranno quindi anche essi un radicale cambio di rotta.
Quando per esempio ci troviamo nel traffico, abbiamo fretta, e davanti a noi un automobilista procede con grande lentezza, tendenzialmente ci innervosiamo: è probabilisticamente quasi certo.
Ci innervosiamo, e magari per superarlo con il nervoso litighiamo con qualche altro automobilista, reagiamo male a chi ci sta seduto a fianco, e probabilmente questo nervoso ce lo porteremo appresso nel corpo per parecchio tempo, cosa che ci comporterà magari reazioni brusche in ufficio, con qualche amico o con un famigliare.
Ma grazie alla consapevolezza mentale possiamo capire l'inutilità di quel nervosismo: possiamo quindi usare il nostro libero arbitrio per non far nascere un sentimento ed una emozione così forte e negativa, senza rinunciare comunque a segnalare con il clacson all'automobilista (magari semplicemente distratto) la nostra fretta.
C'è differenza poi tra il soffocare il nostro nervoso ed invece il non farsi proprio venire alcun nervoso, e qui nuovamente la conoscenza dei "subdoli" processi mentali potrà esserci grandemente d'aiuto.