Mi piace introdurre questo argomento con una storiella che uso spesso.


“Un re in un tempo molto antico, mandò a chiamare tutti coloro che erano nati ciechi. Dopo che questi si furono raccolti in una piazza mandò a chiamare il proprietario di un elefante a cui fece portare in piazza l’animale. Poi chiamando a uno a uno i ciechi diceva loro: questo è un elefante, secondo te a cosa somiglia? E uno diceva una caldaia, un altro un mantice a seconda della parte dell’animale che gli era stata fatta toccare. Un altro toccava la proboscide e diceva il ramo di un albero. Per uno le zanne erano un aratro. Per un altro il ventre era un granaio. Chi aveva toccato le zampe le aveva scambiate per le colonne di un tempio, chi aveva toccato la coda aveva detto la fune di una barca, chi aveva messo la mano sull’orecchio aveva detto un tappeto. Quando ognuno incontrò l’altro dicendo quello a cui secondo lui somigliava l’animale discutevano animatamente perché ognuno era convinto assolutamente di quello che aveva toccato. Perciò se gli chiedevano a cosa somigliasse un elefante diceva l’oggetto che gli era sembrato di toccare. Naturalmente se uno diceva un mantice e l’altro una caldaia volavano gli insulti perché nessuno metteva in dubbio quello che aveva sentito toccando la parte del corpo dell’elefante. Il re vedendoli così convinti della loro sicurezza e litigiosi si divertiva un mondo. Ma alla fine decise di aiutarli a capire, e a due a due li invitò a toccare quello che aveva toccato l’altro e a chiedergli a cosa somigliasse. Così tutti dicevano quello che sosteneva l’altro e si invertirono i ruoli. Come se fosse stato un gioco li invitò a parlare tra di loro e alla fine tutti si formarono l’idea di come in realtà l’elefante fosse. Tutti furono d’accordo che era un mantice con un ramo di un albero nel mezzo e a lato un aratro con due tappeti sopra un granaio sostenuto da colonne e tirato da una fune di barca. Dopo che il saggio Maestro ebbe finito di raccontare questa storia disse: «Miei saggi discepoli voi fate la stessa cosa. Non sapete ciò che è giusto e ciò che è sbagliato né ciò che è bene e ciò che è male e per questo litigate, vi accapigliate e vi insultate. Se ognuno di voi parlasse e ascoltasse l’altro contemporaneamente la verità vi apparirebbe come una anche se ha molte forme».”



Perché tendiamo normalmente a dividerci in schieramenti?

Perché siamo poco inclini ad accogliere le idee degli altri quando le riteniamo assolutamente divergenti dalle nostre?

Tutto nasce dalla nostra tendenza fondamentale ad attaccarci al "", ovvero alla nostra individualità.


Quando la nostra opinione viene contrastata, percepiamo questo come un attacco al nostro essere, ed automaticamente ci scatta una reazione che ci porta a radicalizzare ed accentuare ancor di più le differenze e le posizioni.


Questa natura propria di ogni individuo, si ripropone poi quando dal singolo passiamo ad un gruppo, che ricalca in scala maggiore la tendenza che abbiamo visto sul singolo. In questo caso la somma degli attaccamenti al "" divengono l'attaccamento al "Noi" in contrapposizione con "gli altri".


Nessuno ha dunque la verità assoluta, e generalmente c'è un po' del buono e del vero nelle posizioni di tutti. Ciascuno segue la propria linea di pensiero convinto sinceramente che sia 'giusto' così.


Perdonare allora non è dimenticare il torto. Perdonare non è fare finta che non sia successo nulla.

Perdonare è capire che il 'torto' in senso assoluto non esiste: la 'colpa' quindi non c'è di per sé, ma solo in relazione al nostro punto di vista, la 'colpa' è non coincidenza con la nostra visione di ciò che sarebbe stato 'giusto'


La verità allora può essere intuita mettendo insieme a poco a poco le varie 'verità' parziali di ciascuno, ricordandosi che ognuno spesso onestamente ritiene di essere nel giusto, almeno dal proprio punto di vista.


Anche nel mondo della scienza, della fisica, dell’astronomia, della chimica, della biologia, ripetutamente tesi considerate come vere vengono poi smentite o modificate.

Si è per esempio discusso a lungo se la luce avesse natura particellare o ondulatoria (ovvero se fosse materia o energia), posizioni opposte tra loro, fino a che non si è capito che seppur opposte, le due “verità” erano vere contemporaneamente: la luce ha sia natura corpuscolare sia natura ondulatoria, almeno per quello che abbiamo capito fino ad ora ed a seconda dei casi in cui tale informazione deve essere utilizzata.


Se questo è vero per le piccole discussioni quotidiane, sul calcio, in salotto, magari quando si parla di politica o religione, figuriamoci quando queste discussioni avvengono tra partiti politici, stati sovrani o tra portatori di istanze di differenti confessioni e culture.


La pratica cui ci dovremmo allenare è quella di scambiare idealmente noi stessi con gli altri, e di cercare di vedere come la penseremmo se fossimo nella posizione del nostro interlocutore.


Questo ci dovrebbe spingere alla tolleranza: le idee ed i punti di vista degli altri hanno pari dignità dei nostri, anche se ci sembra palese che l'altro sia nel torto, come nel caso della storiella dell’elefante che abbiamo appena visto.

Disponibilità all'ascolto dunque, per capire cosa del punto di vista dell’altro potrebbe essere utilizzabile, e non invece, come siamo soliti fare, domandarci cosa del punto di vista dell’altro potremmo usare per avversare la sua tesi o il suo punto di vista.












La verità
RIFLESSIONI:

  • Nessuno ha la verità assoluta.

  • C'è del buono del del vero nelle posizioni di tutti.

  • La verità può essere intuita mettendo insieme le varie 'verità' parziali di ciascuno.

  • Ciascuno ritiene di essere nel giusto.

  • Ciascuno pensa dal proprio punto di vista, mettendo SE' al centro del mondo.

  • Ciascuno segue la propria linea di pensiero convinto sinceramente che sia 'giusto' così.

  • Perdonare non è dimenticare il torto, perdonare non è fare finta che non sia successo nulla: perdonare è capire che il 'torto' in senso assoluto non esiste.

  • La 'colpa' quindi non c'è di per sé, ma solo in relazione al nostro punto di vista.

  • La 'colpa' è non coincidenza con la nostra visione di ciò che sarebbe stato 'giusto'.

  • Tolleranza: le idee ed i punti di vista degli altri hanno pari dignità dei nostri, anche se ci sembra palese che l'altro sia nel torto.

  • Disponibilità all'ascolto.

  • Non ci sono persone 'buone' e persone 'cattive': le azioni tutt'al più sono buone o cattive, non le persone.

  • Ci sono solo persone che fanno cose buone e cose cattive in diversa percentuale tra loro.



  • Sviluppo spirituale:

  • Compassione
  • Saggezza
  • Coraggio
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